Osservando le differenti giurisprudenze di Germania e Italia in materia di omosessualitá, durante i periodi di dittatura nazifascista, si nota subito il diverso approccio dei due Stati alla "questione omosessuale". Mentre la Germania di Hitler perfezionava il Paragrafo 175 e preparava i primi campi di concentramento, l'Italia di Mussolini escludeva dal "Codice Rocco" qualsiasi traccia di omosessualitá. In buona sostanza il nazismo provava ad eliminare fisicamente l'omosessuale (uccidendolo o "curandolo" con i piú subdoli ed inefficaci esperimenti), mentre il fascismo utilizzava il silenzio come arma efficacie e sperimentata, applicando il principio tipicamente latino per cui di un argomento scomodo "meno se ne parla e meglio é". Gli omosessuali tedeschi venivano eliminati dalla circolazione e uccisi, quelli italiani venivano fatti sparire al confino in qualche isola remota per poi farli tornare e svergognarli di fronte ai propri concittadini notificandogli l'obbligo di firma per i motivi ormai noti a tutti. Tuttavia, sebbene questa sia la tesi piú comunemente accettata, vi erano alcune eccezioni. Diversi omosessuali tedeschi si salvarono dai lager grazie a conoscenze altolocate o pagando ingenti somme di denaro. Molti omosessuali italiani furono invece spediti ai lavori forzati in miniera a Carbonia, comune sardo creato durante la dittatura per dimostrare la laboriositá del popolo italiano.
Il Codice Rocco e la tolleranza repressiva
Il codice fascista, il Codice Rocco, non ha prodotto, nel momento della sua attuazione, una legge specifica antiomosessuale. Tra l'altro neanche il codice precedente, il Codice Zanardelli, conteneva una legge antiomosessuale. Ma attenzione, non è una scelta liberale, non è nell'ideologia fascista o di Zanardelli o dell'Italia Umbertina (io ricordo che probabilmente noi non sappiamo nulla sulla repressione e sull'uso di sanzioni di polizia nell'Italia prefascista, che è un campo di ricerca tutto da vagliare), il fatto di non perseguire con leggi apposite l'omosessualitá. Non è una scelta liberale, non è una scelta di riconoscimento dei diritti delle persone omosessuali quella di non inserire un articolo antiomosessuale, anzi! L'articolo antiomosessuale era presente nel progetto Rocco del 1927. Questo progetto prevede un articolo, il nr. 528, che punisce con il carcere da 1 a 3 anni qualsiasi persona che abbia relazioni omosessuali. La pena poteva essere aggravata dalle circostanze di accadimento. Nell'Italia fascista, questo sarebbe stato il primo articolo antiomosessuale che avrebbe colpito le persone perché, come dice Appiani, (magistrato): "Questo articolo risponde pienamente al nuovo orientamento del regime fascista, ispirato ad una più efficace tutela della sanità fisica e morale della stirpe contro il rilassamento del costume determinato dalla guerra e accentuatosi nel dopoguerra, che ha consigliato di apprestare nuovi e più idonei mezzi di difesa contro le minacce alla moralità e le oscenità che insidiano lo spirito delle nuove generazioni. Oggi lo stato fascista deve prevalere sull'individuo nel conseguimento dei suoi fini etici". Ma nel momento in cui però c'è la discussione finale a sorpresa l'articolo viene tolto. Le motivazioni, se non fossero tragiche, sarebbero comiche. La relazione finale della Commissione Appiani, che è quella che dovrà discutere e mettere in atto il progetto proprio sul Codice Penale Rocco dice così: "La Commissione ne propose ad unanimità e senza alcuna esitazione la soppressione per questi due fondamentali riflessi. La previsione di questo reato non è affatto necessaria perché per fortuna ed orgoglio dell'Italia il vizio abominevole che ne darebbe vita non è così diffuso tra noi da giustificare l'intervento del legislatore, nei congrui casi può ricorrere l'applicazione delle più severe sanzioni relative ai diritti di violenza carnale, corruzione di minorenni o offesa al pudore ma è noto che per gli abituali e i professionisti del vizio, per verità assai rari, e di impostazione assolutamente straniero, la Polizia provvede fin d'ora, con assai maggiore efficacia, mediante l'applicazione immediata delle sue misure di sicurezza e detentive". Viene quindi detto: "non c'è bisogno dell'articolo perché non abbiamo omosessuali"; c'è quindi una negazione della differenza. Gli omosessuali non esistono, se caso mai comunque ne troviamo qualcuno, tanto poi ci sono anche le forze di Polizia che ci pensano, ed è quello che in Italia verrà fatto. Questo non si discosta dalla tradizione precedente dello Zanardelli stesso che, nel commentare un non inserimento dell'articolo antiomosessuale nel Codice Penale del 1889 diceva: "Il legislatore non deve invadere il campo della morale", ma il silenzio funziona meglio di una repressione aperta, che è l'atteggiamento della tolleranza repressiva (nel quale possiamo leggere la nostra storia di movimento gay italiano). Nel momento in cui c'è una dichiarazione di guerra si risponde, però in realtà l'atteggiamento è quello di non dichiarare guerra aperta ma nello stesso tempo agire, e quindi reprimere, e il regime fascista lo farà quando ce ne sará bisogno utilizzando le misure di polizia. Che cosa erano queste misure di polizia? Le misure di polizia erano regolate dal Testo Unico di Polizia del 26-31. Semplicemente in ogni provincia c'era una Commissione Provinciale formata dal Prefetto, Questore, Rappresentante della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale e un rappresentante dei Carabinieri Reali. Una persona poteva essere diffamata dalla voce pubblica al Questore, ed il Questore faceva partire su di lui un procedimento e dava poi le carte alla Commissione senza che la persona sapesse nulla. Poteva essere data una sanzione amministrativa senza che la persona sanzionata sapesse nulla, dopodiché una volta che la Commissione Provinciale si pronunciava partiva l'arresto nel caso di confino oppure la comunicazione alla persona. Le tre sanzioni fondamentali utilizzate erano la diffida, l'ammonizione e il confino.
Source : Le ragioni di un silenzio, raccolta di saggi realizzata dal Circolo Pink di Verona e pubblicata da Ombre Corte. Voir site CIG Arcigay Milano.
Photo : portrait de Benito Mussolini réalisé en 1937 pour figurer sur une carte postale.
Il Codice Rocco e la tolleranza repressiva
Il codice fascista, il Codice Rocco, non ha prodotto, nel momento della sua attuazione, una legge specifica antiomosessuale. Tra l'altro neanche il codice precedente, il Codice Zanardelli, conteneva una legge antiomosessuale. Ma attenzione, non è una scelta liberale, non è nell'ideologia fascista o di Zanardelli o dell'Italia Umbertina (io ricordo che probabilmente noi non sappiamo nulla sulla repressione e sull'uso di sanzioni di polizia nell'Italia prefascista, che è un campo di ricerca tutto da vagliare), il fatto di non perseguire con leggi apposite l'omosessualitá. Non è una scelta liberale, non è una scelta di riconoscimento dei diritti delle persone omosessuali quella di non inserire un articolo antiomosessuale, anzi! L'articolo antiomosessuale era presente nel progetto Rocco del 1927. Questo progetto prevede un articolo, il nr. 528, che punisce con il carcere da 1 a 3 anni qualsiasi persona che abbia relazioni omosessuali. La pena poteva essere aggravata dalle circostanze di accadimento. Nell'Italia fascista, questo sarebbe stato il primo articolo antiomosessuale che avrebbe colpito le persone perché, come dice Appiani, (magistrato): "Questo articolo risponde pienamente al nuovo orientamento del regime fascista, ispirato ad una più efficace tutela della sanità fisica e morale della stirpe contro il rilassamento del costume determinato dalla guerra e accentuatosi nel dopoguerra, che ha consigliato di apprestare nuovi e più idonei mezzi di difesa contro le minacce alla moralità e le oscenità che insidiano lo spirito delle nuove generazioni. Oggi lo stato fascista deve prevalere sull'individuo nel conseguimento dei suoi fini etici". Ma nel momento in cui però c'è la discussione finale a sorpresa l'articolo viene tolto. Le motivazioni, se non fossero tragiche, sarebbero comiche. La relazione finale della Commissione Appiani, che è quella che dovrà discutere e mettere in atto il progetto proprio sul Codice Penale Rocco dice così: "La Commissione ne propose ad unanimità e senza alcuna esitazione la soppressione per questi due fondamentali riflessi. La previsione di questo reato non è affatto necessaria perché per fortuna ed orgoglio dell'Italia il vizio abominevole che ne darebbe vita non è così diffuso tra noi da giustificare l'intervento del legislatore, nei congrui casi può ricorrere l'applicazione delle più severe sanzioni relative ai diritti di violenza carnale, corruzione di minorenni o offesa al pudore ma è noto che per gli abituali e i professionisti del vizio, per verità assai rari, e di impostazione assolutamente straniero, la Polizia provvede fin d'ora, con assai maggiore efficacia, mediante l'applicazione immediata delle sue misure di sicurezza e detentive". Viene quindi detto: "non c'è bisogno dell'articolo perché non abbiamo omosessuali"; c'è quindi una negazione della differenza. Gli omosessuali non esistono, se caso mai comunque ne troviamo qualcuno, tanto poi ci sono anche le forze di Polizia che ci pensano, ed è quello che in Italia verrà fatto. Questo non si discosta dalla tradizione precedente dello Zanardelli stesso che, nel commentare un non inserimento dell'articolo antiomosessuale nel Codice Penale del 1889 diceva: "Il legislatore non deve invadere il campo della morale", ma il silenzio funziona meglio di una repressione aperta, che è l'atteggiamento della tolleranza repressiva (nel quale possiamo leggere la nostra storia di movimento gay italiano). Nel momento in cui c'è una dichiarazione di guerra si risponde, però in realtà l'atteggiamento è quello di non dichiarare guerra aperta ma nello stesso tempo agire, e quindi reprimere, e il regime fascista lo farà quando ce ne sará bisogno utilizzando le misure di polizia. Che cosa erano queste misure di polizia? Le misure di polizia erano regolate dal Testo Unico di Polizia del 26-31. Semplicemente in ogni provincia c'era una Commissione Provinciale formata dal Prefetto, Questore, Rappresentante della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale e un rappresentante dei Carabinieri Reali. Una persona poteva essere diffamata dalla voce pubblica al Questore, ed il Questore faceva partire su di lui un procedimento e dava poi le carte alla Commissione senza che la persona sapesse nulla. Poteva essere data una sanzione amministrativa senza che la persona sanzionata sapesse nulla, dopodiché una volta che la Commissione Provinciale si pronunciava partiva l'arresto nel caso di confino oppure la comunicazione alla persona. Le tre sanzioni fondamentali utilizzate erano la diffida, l'ammonizione e il confino.
Source : Le ragioni di un silenzio, raccolta di saggi realizzata dal Circolo Pink di Verona e pubblicata da Ombre Corte. Voir site CIG Arcigay Milano.
Photo : portrait de Benito Mussolini réalisé en 1937 pour figurer sur une carte postale.
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